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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 92
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originale
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92 Quae potest igitur contagio ex infinito paene intervallo pertinere ad lunam vel potius ad terram?
Quid? Cum dicunt, id quod iis dicere necesse est, omnis omnium ortus quicumque gignantur in omni terra quae incolatur, eosdem esse, eademque omnibus qui eodem statu caeli et stellarum nati sint accidere necesse esse, nonne eius modi sunt, ut ne caeli quidem naturam interpretes istos caeli nosse appareat? Cum enim illi orbes, qui caelum quasi medium dividunt et aspectum nostrum definiunt (qui a Graecis o)ri/zontej nominantur, a nobis " finientes" rectissume nominari possunt) varietatem maxumam habeant aliique in aliis locis sint, necesse est ortus occasusque siderum non fieri eodem tempore apud omnis.
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traduzione
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92 Quale influsso, dunque, vi pu? essere da una distanza pressoch? infinita fino alla luna, o, piuttosto, alla terra?
E ancora: quando dicono - e devono dirlo per forza - che tutte le nascite di tutti coloro che son generati in ogni parte della terra abitata sono identiche, e che necessariamente accadranno le stesse cose a tutti quelli che siano nati sotto la stessa posizione del cielo e degli astri, non rivelano, codesti interpreti del cielo, di non conoscerne neanche la struttura? Poich? quelle circonferenze che dividono, per cos? dire, il cielo a met? e limitano la nostra visuale (i greci le chiamano hor?zontes, noi possiamo con tutta esattezza chiamarle "limitanti") hanno la massima variet? e sono diverse da un luogo all'altro, ne consegue che la nascita e il tramonto delle costellazioni non pu? avvenire dappertutto nello stesso tempo.
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